
Ormai lo sapete tutti che non sono un montanaro. Tuttavia, un’escursione all’anno posso tollerarla, per cui non ho potuto rinunciare a questa che il mio amico Franco (sì, sempre lui, il mio compagno di avventure in Australia…) mi prospettava come una sorta di “sgambettata” che anche i nostri bambini (da 3 a 7 anni) avrebbero potuto affrontare tranquillamente. In effetti, siamo arrivati tutti a destinazione sani e salvi, anche se va detto che, nonostante venga dichiarato da più parti, non è assolutamente un percorso per bambini. Alcuni tratti del sentiero (N. 332) si presentavano infatti difficili non solo per la pendenza (che alla lunga annoia i bambini e di conseguenza anche gli adulti genitori…) ma anche per la presenza di pietre che l’occhio poco esperto di un bambino non sa sempre valutare come pericolose, soprattutto durante la successiva discesa, che come spesso accade è più pericolosa della salita. Sia chiaro, per un adulto è fattibilissimo nei tempi dichiarati alla partenza da Tedon (1h30″ per il Rifugio Caldenava), ma coi bambini tutto si complica e ci abbiamo impiegato circa 2 ore.

Come vi dicevo, la nostra base di partenza, dopo aver raggiunto la località in auto, è stata Tedon. Si trova facilmente parcheggio, per cui non c’è da preoccuparsi. Dopo aver imboccato una strada bianca, ad un certo punto questa si dirama sul sentiero n.332 che segue il corso del Rivo di Caserine, torrente molto ricco di cascatelle e pertanto adatto alle lunghe esposizioni che volevo provare con il mio ancora intonso filtro ND8.

Beh, per essere il mio primo esperimento mi considero soddisfatto, anche se forse avrei dovuto trovare una composizione più ad effetto, con maggiore tridimensionalità. Ad esempio abbassandomi al livello dell’acqua. Che ne pensate? Beh, ormai sarà per la prossima volta.

Lasciando da parte gli esperimenti fotografici, va detto che l’escursione, una volta arrivati sulla piana torbosa, da grande soddisfazione. Ci si ritrova catapultati in una sorta di paradiso, con un prato verde, più verde del comune, e un ruscello che lo attraversa scorrendo dolcemente fra le pietruzze levigate. Una volta arrivati, si può facilmente mettere i piedi a bagno, alleviando la fatica. L’aspetto più interessante di questo posto è che non è affatto frequentato, nonostante si presti ampiamente ad un picnic in famiglia.

La voglia di restare distesi sul prato morbido e fresco è tanta, ma all’improvviso è già ora di tornare giù alla base. Volendo e programmandolo per tempo, in 40 minuti è possibile raggiungere dalla piana la Val d’Inferno, che a dispetto del nome presenta del laghetti davvero suggestivi. Sarà per l’anno prossimo, anche perché la mia escursione annua ormai me la sono bruciata…
Mappa
