
Nell’agosto 2010 sono stato a Lisbona per lavoro e, dopo circa una settimana di convegno massacrante, ho potuto estendere la visita a questa bellissima città e anche ai suoi dintorni. In questo viaggio ho portato con me, oltre alla mia ormai fidata 7D, anche il Sigma 10-20 (che attualmente non possiedo più) e il 17-85 da usare come tuttofare (in sostituzione, ahimè, del 18-55 che si era rotto qualche settimana prima…). Come foto di copertina di questo post, ho pensato ai caratteristici azulejos (dall’arabo ‘zellige’, terracotta) che ricoprono molti edifici delle zone più caratteristiche della città, donandole dei colori unici e un tono architettonico molto particolare. Tra i 9 scatti che compongono il collage, quello centrale proviene da Sintra, da un palazzo di cui vi parlerò più avanti nel mio breve reportage.

Lisbona, i suoi simboli e le sue attrazioni
Lisbona si estende lungo le rive del fiume Tago, in prossimità della sua foce ad estuario. La popolazione della città è di poco superiore al mezzo milione, mentre se si considera tutta l’area metropolitana sia va oltre i 3 milioni di abitanti, ovvero circa un terzo dell’intera popolazione del Portogallo. Questa città rappresenta un mix di culture, dovuto al passaggio di marinai di tutte le nazioni che per centinaia di anni hanno considerato Lisbona un punto di riferimento. Simboli moderni di questa città sono i due ponti che ne delimitano i confini: il Ponte 25 Aprile (Ponte 25 de Abril ) e il Ponte Vasco da Gama.

Il ponte 25 de Abril è un ponte sospeso sull’estuario del fiume Tago nell’area metropolitana di Lisbona. Inizialmente denominato ponte Salazar, in quanto commissionato dal dittatore Salazar nel 1960, cambiò nome in seguito alla restaurazione della democrazia in Portogallo, dopo la rivoluzione dei garofani avvenuta appunto il 25 aprile 1974. Di aspetto imponente, la costruzione in acciaio si estende per quasi 2 km e presenta un’autostrada a 3 corsie nella parte superiore e una linea ferroviaria in quella inferiore. Il ponte venne costruito dall’American Bridge Company, la stessa compagnia che si occupò della costruzione del famoso Golden Gate Bridge di San Francisco, al quale il ponte 25 de Abril è ispirato (fonte: Wikipedia). L’altro ponte, più recente, è stato inaugurato il 4 aprile 1998, e con i suoi 17,2 chilometri (12.345 metri di lunghezza più altri 4.840 metri di viadotti) è il ponte più lungo d’Europa e il nono al mondo.

Qualsiasi panorama di Lisbona non può prescindere da questi simboli moderni, anche se in realtà hanno poco a che fare con gli stili manuelino e barocco che caratterizzano le perle artistiche di questa città. Uno dei simboli più antichi di Lisbona è invece il Castello di San Giorgio (Castello di São Jorge). Nel contesto della Reconquista Cristiana il castello e la città di Lisbona furono liberate dal controllo dei Mori dal re Alfonso Enrico che riuscì nell’impresa con l’aiuto dei crociati nord-europei che prendevano parte alla Seconda Crociata.

L’Assedio di Lisbona, che si verificò nel 1147, fu l’unico successo di quella Crociata. Secondo una famosa leggenda, il cavaliere Martim Moniz, notando che una delle porte del castello era aperta, impedì che la porta si chiudesse di nuovo con il suo corpo, sacrificando la sua vita ma permettendo ai Cristiani di entrare nel castello. Il castello aiutò Lisbona ad impedire successive incursioni moresche alla fine del XII secolo. Quando Lisbona divenne la capitale del regno, nel 1255, il castello divenne la sede del Palazzo Reale (l’Alcáçova), fortemente rinnovato attorno al 1300 da Re Dionigi I (fonte: Wikipedia). Dal Castello di San Giorgio si possono scorgere i panorami più suggestivi di Lisbona, osservando la sua estesione da est ad ovest lungo il Tago, limitata dai due ponti.

Da padovano DOC, non potevo dimenticare che Lisbona è la città natale del Santo per antonomasia: Sant’Antonio. Anche i cittadini più giovani di Lisbona non sembrano dimenticarsi della presenza nelle loro radici religiose di questo Santo, e lo dimostrano anche con dei magnifici murales che ho potuto ammirare durante una passeggiata nella zona del Bairro Alto, altro punto panoramico molto interessante da cui si può ammirare Lisbona da una prospettiva diversa rispetto a quella che si scorge dal Castello.

Tra i simboli di Lisbona non possono mancare nemmeno i tram. Ne trovate di tutti i colori e in qualsiasi zona della città. Devo dire, tuttavia, che il tram più strano l’ho visto scendendo dal Bairro Alto da una strada talmente ripida che solo una soluzione tecnica così strana poteva consentire ad un tram di salire fino a quell’altezza. Guardate la foto qui sotto.

Ovviamente, non mi posso soffermare su tutto quello che ho potuto vedere e visitare in questa città, ma desidero solamente fare un breve reportage delle cose più caratterizzanti. Come ultima tappa “cittadina” di questo breve racconto di viaggio ho scelto la Praça do Comércio. Nulla di particolare, se non per le sue dimensioni notevoli e per il fatto che i palazzi che la circondano offrono la sede di numerosi ministeri. Devo dire che la maggior parte dei palazzi di questa città, nuovi o vecchi che siano, sono tenuti veramente bene, segno di una volontà di mantenere intatto l’attuale patrimonio architettonico e la propria identità artistica e culturale. Non fa eccezione la Praça do Comércio, che è un po’ una “terrazza sul fiume” per gli abitanti di Lisbona. Per arrivare alla piazza si attraversa la Rua Augusta (vedi galleria alla fine dell’articolo), una via pedonale davvero suggestiva, con una pavimentazione tipicamente Lisboneta, che termina con un arco di trionfo che fa da cancello proprio a Praça do Comércio.

Belém: la perla di Lisbona
Se si va a Lisbona non si può non andare a Belém, una delle perle di questa città. Belém (Betlemme, in portoghese) è attualmente un quartiere periferico di Lisbona, in netta continuità con la città, dove sono raccolte le testimonianze architettoniche di quello stile gotico che prese il nome di manuelino, da Re Manuel I. La zona monumentale comprende sia edifici antichi (ad esempio il bellissimo Monastero dos Jerónimos) che edifici di nuova costruzione (come il Centro Culturale di Belém), la maggior parte dei quali disposti attorno ai bellissimi giardini. Tuttavia, la Torre di Belém è tra i monumenti più celebri e visitati in assoluto. Nata come faro e fortezza a guardia del porto, con il tempo si è avvicinata sempre di più alla sponda del fiume, fino ad essere facilmente raggiungibile oggigiorno con una semplice passerella.

E’ assolutamente d’obbligo, una volta giunti a Belém, fare una piacevole sosta nel famoso locale Pastéis de Belém (sito web), che sforna ogni minuto centinaia delle sue celebri ed imperdibili paste. Da non perdere, assolutamente. E diffidate dalle imitazioni che trovate in giro per Lisbona città: non hanno nulla a che vedere con le originali, la cui ricetta, oltretutto, è rigorosamente segreta.
L’altro Portogallo: Sintra e i suoi castelli, passando per Cabo da Roca
Dopo aver lasciato Lisbona, mi sono diretto verso ovest attraversando le strane litoranee per poter vedere…nulla!!! Ovvero, il Portogallo delle spiagge. Tuttavia, dopo una breve sosta a Cascais (vedi le foto nella galleria alla fine dell’articolo) non poteva mancare una fermata a Cabo da Roca, ovvero il punto più a ovest di tutta Europa. Le scogliere di Cabo da Roca sono molto suggestive, anche se a causa del sole di agosto le foto rendono poco per la luce troppo dura. Da qui si può ammirare l’infinità immensità dell’Oceano Atlantico che separa il Portogallo dal Canada (a poco più di 3.500 Km) e dagli Stati Uniti (New York è a poco più di 5.500 Km).

Dopo aver pranzato a base di pesce in uno dei localetti di Cabo da Roca, ci siamo diretti a Sintra, il cui paesaggio culturale fa parte del patrimonio mondiale dell’UNESCO. Una volta che avete parcheggiato l’auto (buona fortuna…) la potete quasi dimenticare. Il piccolo centro è facilmente visitabile a piedi. In particolare, il Palácio Nacional de Sintra rappresenta una meta obbligata, anche perché nei dintorni c’è poco altro. Il palazzo, oggi di proprietà dello Stato portoghese, presenta tracce architettura medievale, gotica, manuelina, rinascimentale e romantica ed è considerato un esempio di architettura organica, con una serie di corpi apparentemente separati, ma che fanno parte di un unico complesso collegato da cortili, scale, corridoi e gallerie. Per raggiungere le altre mete potete usufruire facilmente dei puntuali ed efficienti mezzi pubblici con un tour ad orari abbastanza flessibili. Dopo aver visitato la città, mi sono spostato (non l’ho ancora detto, ma con dei pazienti compagni di viaggio…) al Castello dei Mori (Castelo dos Mouros). Come si evince dal nome, il castello è di origine moresca, ma l’attuale edificio è il risultato di una ristrutturazione effettuata nel XIX secolo. La vista dalle mura e dalle torri del castello sono mozzafiato, in quanto è possibile ammirare la città di Sintra con il suo palazzo reale, così come il Palácio da Pena (fonte: Wikipedia).

Il corridoio della guardia è interamente percorribile e nonostante agosto sia un mese molto caldo, vi assicuro che l’aria fresca che tira da quelle parti non è per niente male. Portatevi un golfino, già da Cabo da Roca magari, altrimenti mal di gola assicurato. Quando acquistate il biglietto (sì, la visita è a pagamento…) è possibile reperire una guida veloce coi i vari percorsi che potete seguire per visitare il castello. Già dal cucuzzolo dove sorge questo castello è possibile vedere la meta successiva: il Palácio Nacional da Pena – o semplicemente Palácio da Pena o Castelo da Pena. Si tratta di un palazzo/castello fatto costruire dopo il 1840 da Maria II di Braganza (1819 –1853), come regalo di nozze per il marito, re Ferdinando II del Portogallo. Il palazzo è sotto la tutela dell’UNESCO, da cui è stato inserito nel Patrimonio dell’Umanità nel 1995, e il 7 luglio 2007 è stato eletto una delle 7 meraviglie del Portogallo (fonte: Wikipedia). E’ situato su un cucuzzolo sopra Sintra (vedi la foto qui sotto) e si fa notare subito per i suo colori sgargianti: rosso, rosa, giallo.

All’interno del Castello, ci sono dei punti panoramici molto interessanti. Se il tempo vi assiste, è possibile vedere Lisbona e il Ponte 25 Aprile. Poi c’è una terrazza interna limitata da un muro finestrato molto bello che da sulla vallata che circonda Sintra. L’atmosfera è rilassante e nonostante l’importanza che questo posto occupa nel panorama del patrimonio artistico portoghese, non è strapieno di visitatori e la visita è godibile al 100% senza stress.

Una volta visitata Sintra è possibile mettersi in viaggio verso nord in direzione Porto, che da quanto ho sentito dire è la vera perla del Portogallo. Ma niente. I miei compagni di viaggio erano troppo pigri per pensare di viaggiare per 3 ore o poco più. E allora ecco che nasce la discussione. Dove andiamo, cosa andiamo a vedere, no qui è troppo distante, poi bisogna tornare indietro altrimenti perdiamo l’aereo, e via dicendo. Alla fine si decide di tornare a Lisbona. Durante il tragitto poi si pensa di andare verso sud. Fra me e me pensavo: “Beh dai, andiamo in Algarve, meglio di niente…”. E invece i tempi stringono, il traffico è estenuante, il tempo passa, e ci troviamo alle 7 di sera ad attraversare il ponte 25 Aprile. A questo punto dove si va? I miei compagni di viaggio, cartina alla mano, decidono di puntare a Setubal, dove avremmo potuto cenare e trovare un albergo in tempi umani. Ed effettivamente è così. Ci facciamo pure una bella mangiata di pesce. Quella sera davano alla TV la finale della supercoppa europea di calcio, Inter-Atletico Madrid, che mi sembra sia andata a finire male per l’Inter. Ero felice? Mah, un pochino dai.
Evora
Il giorno dopo, ancora cartina alla mano, si decide di puntare verso Evora, nota città dalle antiche origine romane. Ci sarà qualcosa da vedere, pensiamo fra noi. Évora è la più grande della regione dell’Alentejo e capoluogo del distretto omonimo. È sede di un’università seconda per antichità solo a quella di Coimbra, essendo stata fondata nel 1559. È dotata di cinta muraria (opere risalenti a epoche diverse, le ultime del XVII secolo) ed è dominata da una cattedrale medioevale che torreggia sul labirinto di stradine del centro storico. Per la numerosa presenza di testimonianze architettoniche negli stili più vari (gotico, rinascimentale, manuelino, neoclassico, manieristico e barocco) è considerata una città-museo e dal 1986 è Patrimonio dell’umanità UNESCO (fonte: Wikipedia).

Qualcosa da vedere, in effetti, c’è. Un bel tempio romano. Una cattedrale molto interessante (a pagamento). Delle viuzze suggestive (vedi foto qui sotto). Poco più. Stop. Altro tempo buttato al vento. Ormai il tempo stringe. Il giorno dopo l’aereo ci avrebbe aspettato per riportarci in Italia.

Alla fine del viaggio…
A questo punto devo esprimere un pensiero che mi ha attraversato quasi costantemente durante la mia visita in Portogallo. Mentre visitavo ‘sti posti, belli per carità, tenuti molto bene non vi è dubbio, fra me e me pensavo: “…ma quanto scemi siamo noi italiani!?!”. Basta visitare qualsiasi villa veneta della Riviera del Brenta, per poter ammirare bellezze artistiche ben più interessanti ed evocative che valgono assolutamente il prezzo del biglietto (vi ricordo che tutti ‘sti palazzi si visitano a pagamento). Se queste sono le 7 meraviglie del Portogallo, patrimonio dell’umanità tutelate dall’UNESCO, con tutto il rispetto, in Italia potremmo avere 7.000 meraviglie tutelate dall’UNESCO. E invece…beh lasciamo stare. Visitate il sito del FAI (Fondo Ambiente Italiano) e, se non ce l’avete già, fatevi un’idea. Ad ogni modo, non voglio far passare il concetto secondo cui non vale la pena visitare il Portogallo, ci mancherebbe. Il Portogallo è bellissimo. E’ l’atmosfera che fa la differenza. Questo paese è stato un crocevia di viaggiatori che hanno fatto la storia. Il passaggio di grandi civiltà ha qui lasciato segni indelebili, che si leggono in tutte le opere architettoniche più rilevanti. La gente è disponibile, l’aria è familiare. Si mangia bene spendendo poco (bacalao a manetta, ma non solo). E se non siete troppo malinconici, cercate un posto dove si esibiscono cantanti di Fado (casas do fado), il canto tipico portoghese. Poi, beh, una banalità: se non siete sicuri al 100% dei vostri compagni di viaggio, andateci da soli!!!
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